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Digital Habits: un esempio italiano di Design Open Source

Digital Habits: un esempio italiano di Design Open Source

Innocenzo Rifino

[Making] [diid 57_14]

Digital Habits è un progetto di design open source, interfacce naturali, fabbricazione digitale.
Alla base dell’impresa c’è l’ibridazione di tre componenti: la cultura progettuale italiana, l’elettronica che compenetra la dimensione analogica dei prodotti , l’accessibilità alla produzione data dalla diffusione delle macchine a controllo numerico.

I prodotti progettati e realizzati sono innovativi dal punto di vista dell’interazione perché hanno interfacce gestuali che permettono il controllo digitale di alcune funzionalità attraverso una gestualità prettamente analogica, semanticamente consistente e quindi naturale per l’utente.
Digital Habits è anche una piattaforma all’interno della quale designer e utenti condividono l’idea e la documentazione necessaria alla produzione degli oggetti. Attraverso un nuovo modo di condivisione del progetto si creano le condizioni per un sistema di distribuzione parallelo dei prodotti non solo basato sulla catena distributiva oggi presente ma attraverso il trasferimento diretto del progetto al l’utente finale ”bricoleur”. I nostri prodotti interattivi evoluti sono liberamente producibili dagli utenti, all’interno di un Fab Lab.

#opensourcedesign  #arduino  #interfacciagestuale  #interazione  #abitudinidigitali  #digital fabrication

Digital Habits è un progetto di design open source, fabbricazione  digitale, interfacce naturali. Questo nome, abitudini digitali, è rappresentativo della nostra ricerca, che ha l’ambizione di indurre un’evoluzione ed eventualmente cambiare radicalmente il modo con cui le persone utilizzano comunemente i prodotti attraverso l’introduzione di intelligenza e di interazioni basate sulla computazione e sull’utilizzo di sensori.
Tutti i progetti sono pensati con interfacce gestuali o implicite capaci di interpretare il comportamento degli utenti attraverso algoritmi che elaborano dati provenienti da sensori, ed è per mezzo di questo tipo di interazione che si costruisce il fascino dei nostri oggetti.
Digital Habit(s) è di fatto una piattaforma in cui i designer condividono tra loro e con gli utenti prodotti innovativi basati su avanzate interfacce gestuali, attraverso progetti disponibili in licenza Creative Commons.
Innescando questa dinamica di condivisione di progetti e idee riceviamo comunicazioni da altri designer/creatori/manifattori di prodotti simili che ci danno consigli e suggerimenti che migliorano i nostri prodotti. Ci troviamo ad essere parte attiva all’interno di un ecosistema per cui la fertilizzazione scambievole alla fine è premiante per chi vi partecipa. Abbiamo fatto nostra una consuetudine di comportamento nata nel mondo del software, l’open source, e che ha dimostrato quanto la possibilità di condivisione acceleri la diffusione di conoscenza.
L’aspetto Open Source del progetto cambia le regole produttive e distributive rispetto ai prodotti tradizionali: i nostri oggetti possono essere fabbricati autonomamente da un utente appassionato attraverso tecniche di fabbricazione digitale. Questo tipo di tecnologie permette la produzione di singoli pezzi o piccole serie. L’accoppiata design e open source non è ancora così comune.
Con l’idea dell’auto producibilità dell’oggetto trasmettiamo anche il suo valore, che spesso non arriva direttamente all’utilizzatore finale perdendosi nei rivoli della distribuzione. Crediamo che questa diversa impostazione del prodotto, in termini di architettura, tecnologia e distribuzione on-line possa cambiare il modo di pensare gli oggetti.
Forse questo non impatterà su tutte le tipologie di utente, per lo meno nel breve termine, ma certamente asseconda le esigenze di chi è attratto da questa idea di progettazione e prodotto aperto soprattutto in ragione di una de-massificazione delle abitudini d’uso e di consumo o meglio di un consumo attivo e di una partecipazione creativa al prodotto che avvenga anche in fase progettuale e non solo passivamente nel suo utilizzo.
Digital Habits è nato un paio di anni fa, da uno “scontro” dello studio Habits con un notissimo brand italiano del settore arredo bagno che ci ha contattato per il progetto di uno specchio interattivo con funzione audio.
Si trattava di un prodotto molto complesso che implicava un adeguamento importante da parte dell’azienda in termini di in ricerca e sviluppo e modalità produttive, ed in quella veste, non ha compiuto nessun passo.
Forse c’è ancora una scarsa affinità con la progettazione di artefatti elettronici interattivi e le grandi aziende stentano ad investire in questa direzione.
Abbiamo creduto che fosse necessario portare avanti il progetto e trovare il modo di produrlo in autonomia. Abbiamo pensato ad un sistema produttivo e distributivo fuori standard che ci permettesse di dare seguito concreto alle nostre sperimentazioni.
Da tempo conoscevamo Arduino e Massimo Banzi, uno dei suoi ideatori. Grazie al suo aiuto abbiamo covato il progetto di specchio interattivo trasformando l’idea iniziale.

57_11

L’architettura dell’oggetto che è venuto fuori da questo ostinato esperimento e il suo disegno sono basati su tre linee guida teoriche: il design open source, nello spirito del board Arduino, la modalità di interazione avanzata e gestuale, la producibilità e libera riproducibilità in un Fab Lab. Il risultato è Open Mirror, uno specchio, ma anche un riproduttore audio per smartphone e riproduttori musicali, con un sistema di controllo del player musicale che si basa sul riconoscimento di alcuni gesti per la gestione delle funzioni principali. L’ipotesi funzionale che è alla base dell’elaborazione dell’interfaccia sta nell’avere le mani bagnate mentre si è dinanzi allo specchio, ad esempio per radersi. Le mani bagnate o anche semplicemente umide inibiscono il funzionamento degli schermi capacitivi touch degli smartphone.
Open Mirror è compatibile con i device Apple via connettore, nel qual caso funge anche da caricabatteria, e via bluetooth o mini usb con gli altri smartphone.
La musica digitale, per il tipo di consumo a cui siamo abituati, ci induce ad interazioni dove abbiamo bisogno di impiegare tanta della nostra attenzione. Ciò che solitamente abbiamo a disposizione sono intense e relativamente piccole interfacce grafiche.
La nostra ricerca è volta alla sperimentazione di ampiezza e semplicità cognitiva proprie della gestualità fisica.
L’interfaccia gestuale permette di comandare il player musicale o video e rispondere alle chiamate in vivavoce dell’iPhone attraverso movimenti della mano alla base dell’oggetto, senza toccare direttamente né lo specchio né il telefono. Muovendo la mano da sinistra a destra si può andare avanti o indietro con la playlist dei brani in ascolto, muovendola dal centro a destra e a sinistra aumenti o diminuisci il volume. Modalità di interazione intuitiva in una forma semplice e pulita, e una rifinitura che annulla i limiti delle tecniche di realizzazione digitali. Open Mirror è costruito su una base lignea che fa anche da cassa armonica di amplificazione, studiata in modo che gli alti e i bassi siano diffusi al meglio, e completato da una superficie in acciaio a finitura super mirror. Rispetto a uno specchio in vetro è molto sottile e durevole perché realizzato in metallo lavorato al laser, permette una definizione della forma migliore e, non potendosi rompere, semplifica le procedure di spedizione alla base della prevista distribuzione on-line.
Dall’elaborazione della scheda elettronica su cui sono basate le funzionalità e i comportamenti di Open Mirror sono nati altri due prodotti: Osound e PACO.
Osound è un sistema audio da muro,  PACO un altoparlante digitale in cemento – cassa acustica per i bassi – con una lastra di abete di risonanza che valorizza i suoni alti, entrambi dotati di interfaccia gestuale.
La funzionalità Bluetooth e la razionalizzazione dello stadio di amplificazione, insieme alla possibilità di gestione di sensori e attuatori, rendono i due nuovi prodotti compatibili con qualsiasi sorgente di musica digitale, senza bisogno di utilizzare connessioni “fisiche”.
Ognuno di questi progetti si può autoprodurre e tutta la documentazione necessaria è a disposizione online. I file 2d, i modelli tridimensionali, il software sono tutti liberamente scaricabili dal sito Digital Habits per realizzare autonomamente gli oggetti.
Non è così semplice, sono necessari degli strumenti, ma noi diamo la possibilità di farlo, e anche di scegliere di acquistare solo una parte del progetto e poi completarlo integrando eventualmente delle modifiche.
In questo modo manifestiamo la nostra riconoscenza, oltre che la piena adesione ai principi fondanti, verso la comunità che si è creata attorno al progetto Arduino, grazie alla quale abbiamo costruito liberamente quei contenuti e quelle conoscenze nel campo dell’elettronica e del physical computing che ci hanno permesso di generare i nostri progetti.
Arduino è di fatto lo standard globale per la prototipazione di artefatti elettronici che utilizzino sensori ed attuatori. La sua diffusione ha ricevuto la propulsione decisiva dalla vastissima community di utenti che lo hanno utilizzato per fare esperimenti e pubblicare ricerche e risultati.Non sappiamo come si evolverà il mercato e come potrà recepire questo tipo di iniziative. Forse  ad un certo punto il mercato di massa non ci sarà più, sostituito da una massa di mercati, per cui ci sarà sempre più bisogno di tanti prodotti differenti. In questo senso avere prodotti  flessibili e configurabili potrebbe essere la chiave vincente.
Tutto ciò che è Open Source è vero che essendo “open” è riproducibile, ma ci sarà sempre quel quid che non permetterà a qualsiasi produttore di ripeterlo uguale, perché nel creare un oggetto c’è alla base una sovrapposizione di diverse scelte: è la cultura con cui queste scelte sono state fatte che sfugge ed è proprio lì che risiede il valore progettuale.

Innocenzo Rifino | HABITS innovation.design.venture, Milano.
irifino@habits.it

 

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